Viaggio in olanda con il camper

Era il 1993, eravamo camperisti da poco meno di un anno, avendo acquistato il nostro mezzo a metà dell’autunno del 1992. Era un Rimor sloop 590 su iveco 30.8, trazione posteriore, ruote singole, preso usato con un anno di vita.
Lo avevamo trovato su un noto giornale romano di compravendita. Non avevamo esperienza in fatto di veicoli ricreazionali ma, in previsione dell’acquisto, già da qualche mese leggevamo un paio di riviste del settore.

Alpha Bravo C H A R L I E

Charlie, così chiamammo quel nostro primo camper, era un mulo lento ed inarrestabile. Partivo sempre in seconda, solo raramente usavo la prima marcia che, comunque, serviva solo per i primi 10 o 20 metri.
Non c'era salita impossibile.
Magnifica la cabina di guida con tre posti, un po’ stretto il passaggio verso la cellula usando il poco spazio tra sedile di guida e panchetta passeggeri.
Dopo l’acquisto, ogni week end, ponte e festività, servirono a crearci quella base di esperienza necessaria per l’uso “tecnico”: carico, scarico, gas, 12v, 220v, guida, trasformazioni interne. Sempre e solo sosta libera, non per partito preso, ma perché ci fermavamo dove ci piaceva. Uscite in tutte le stagioni perché per noi il camper andava, e va, usato in ogni periodo dell’anno.

Riscaldamento ad acqua ... potabile

Avemmo da subito l’esigenza di usare il riscaldamento.
L’impianto installato era concettualmente uguale a quelli in uso oggi: una caldaia con bruciatore che produceva, contemporaneamente all’acqua calda sanitaria, aria calda dalla canalizzazione. Era un Ati confort 3. Il problema era nella parolina "contemporaneamente", visto che produceva aria calda fino a che il boiler riscaldava acqua, poi il brucatore si spegneva e dalla canalizzazione usciva aria freddina. A quel punto non c’era altra soluzione che aprire un rubinetto e far uscire tutta l’acqua calda, il bruciatore si riaccendeva e per circa quindici minuti tutto rifunzionava bene. Poi di nuovo aria freddina. Finiti i 150 litri di acqua dei due serbatoi, finiva anche il riscaldamento. Non poteva essere così, noi il camper lo volevamo usare anche in inverno.

Aspettando Google

All’epoca il verbo googlare non esisteva ancora, quindi partendo dal vecchio proprietario, passando per il concessionario ed un paio di installatori “esperti in Ati”, per recuperare un po’ di sonno perso nelle notti più fredde e non sprecare tutta l’acqua, alla fine installammo una truma 3002 sfruttando la canalizzazione che c’era, l’Ati serviva a quel punto solo come boiler. Perfetto.

Le nostre uscite in quei primi mesi si limitarono all’Italia, ma per le vacanze estive avevamo idea di andare all’estero, quindi ci organizzammo per avere tre settimane di tempo ad agosto.
Niente tom tom, niente google, niente cellulare, niente internet, ne Wi-Fi, al massimo c’era l’impianto stereo hi-fi, ma su Charlie a 100 km all’ora per parlare tra conducente e passeggero serviva l’interfono, quindi o si viaggiava a 60 o non si sentiva musica.  Però già esistevano, e da parecchio, i bancomat, meno male.

Per quel primo viaggio in camper la scelta cadde sull’Olanda, terra da tutti definita come “perfetta per il plein air” ed abbastanza distante per rappresentare un bel primo viaggio. I presupposti c’erano: natura, campeggi (niente libera in Olanda), mulini, piste ciclabili, dighe e distese di sabbia, mare del nord, canali, fiori, formaggi, zoccoli di legno.

Freestyle e Gipsy Kings, ovvero: la forma della strada

Giro libero con alcuni classici punti fermi: Amsterdam con i suoi canali, il museo Van Gogh e la casa di Anna Frank, la grande diga Afsluitdijk, Edam-Volendam e poco altro. Il resto a braccio.
Sicuramente avremmo potuto fare un programma più preciso, ma i nostri percorsi non sono mai troppo definiti, e questo lo era anche meno del solito. In effetti venivamo dai primi mesi di esperienza in Italia, nei quali partivamo per una meta senza pensare minimamente all'organizzazione pratica, semplicemente andavamo dove c’era una cosa che ci interessava.
Ecco, così partimmo per l’Olanda, senza un giro preciso e senza punti di riferimento strategici.


E’ questa per noi la cosa più importante di un viaggio, abbozzare un’idea e poi lasciarla libera di prendere forma strada facendo. E così la meta non è più un luogo, ma è il viaggio stesso.


La musica dei Gipsy Kings ci accompagnò, senza essere invadente, e rimase talmente legata a quella prima vacanza, che ora sentire un loro pezzo ci ricorda l’Olanda.
Quasi ogni notte piovve, tutte le notti le passammo in campeggio, la libera è vietata in Olanda e all'epoca le aree di sosta erano rare, e ad eccezione di Amsterdam, ogni notte in un posto diverso, anche con spostamenti di pochi chilometri.

Rientrando, piccola deviazione

Eiger nel 1993
L'Eiger visto dallo Schilthorn

Sarà perchè l'Olanda è piatta, sarà perchè abbiamo la passione per la montagna, ma un piccolo tarletto si stava insinuando nelle nostre teste. "E se tornando facessimo una piccola deviazione per andare a vedere l’Eiger con la sua celebre parete nord?"

Inutile dire che vinse il tarletto. Scegliemmo un campeggio dal quale si vedeva bene la montagna e da li girammo un po’ la zona, ma il tempo non fu clemente, pioggia continua giorno e notte. Giornate di lettura, Charlie non aveva la TV, ed ancora Gipsy Kings.

Alla fine del nostro primo "grande" viaggio in camper, eravamo soddisfatti. L’Olanda ordinata, educata ed accogliente ci era piaciuta così come ci era piaciuto l’Eiger, anche sotto la pioggia battente di quei giorni.

E' questa la vera libertà del camper: l'assenza di pianificazione, un viaggio matura facendolo.

Gli zoccoli di legno sono ancora appesi sul nostro balcone.
 

Ed il tuo inizio quale è stato? Qualche piccola disavventura? Se vuoi, lascia qui sotto un paio di righe e ...

… torna a trovarmi!


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